Sabato 1° luglio una nuova manifestazione a Niscemi servirà a rimarcare l’irriducibilità della resistenza al MUOS alla militarizzazione dei territori e alla guerra. Sarà una manifestazione che tenderà in primo luogo a rafforzare i legami tra movimento e popolazione e, per questo, attraverserà i principali quartieri, mettendo in atto azioni, performance, flash mob, spettacoli e comizi lungo il tragitto. Una scelta dettata dalla necessità di combattere anche un certo clima di impotenza scaturito dalla messa in funzione delle parabole – riscontrato tra gli abitanti della cittadina nissena – e un calo di tensione, probabilmente fisiologico ma anche dettato dalla stanchezza degli attivisti e da alcune “distrazioni”, come il G7 di Taormina, che solo in parte sono riuscite a porre al centro la questione della lotta al MUOS, lasciando prevalere egemonismi e settarismi politici.
Il 1° luglio, pertanto, assume diverse motivazioni ed è il momento in cui la lotta torna ad essere centrale per tutti, perché centrale è la guerra, centrale è l’imperialismo, centrale è il rischio di un conflitto interimperialista, sospinto dalle politiche muscolari di Trump e Putin, che se si baserà in Medio Oriente, non potrà non avere ripercussioni in ogni area del pianeta, a partire da quelle, come la Sicilia e il Mediterraneo, vere e proprie polveriere sempre sul punto di esplodere.
Un 1° luglio attento, quindi, alle dinamiche internazionali, ma con i piedi ben piantati sul territorio, per non mollare quel filo rosso resistente che in questi anni ha caratterizzato una mobilitazione che ancora da alcune parti politiche si insiste nel leggere come territoriale, quando di ben altra portata sono le sue implicazioni. Di fatto, quella in atto è la più lunga opposizione ad una installazione militare in Italia e, proprio per il significato del sistema MUOS, è anche quella che oggi può essere in grado di rallentare e ostacolare la macchina delle comunicazioni militari degli Stati Uniti, e del controllo di sistemi d’arma micidiali come i droni.
Il 1° luglio sarà anche l’occasione per capitalizzare il significato del premio internazionale per la pace assegnato dalla città di Aachen (l’antica Aquisgrana) per il 2017 al movimento NO MUOS. Un riconoscimento che viene dall’estero e che valorizza le modalità organizzative dei comitati, la partecipazione della popolazione, la caparbietà con cui non ci si è rassegnati a subire una scelta criminale calata dall’alto e imposta con repressione, arroganza e corruzione. Data l’importanza del premio di Aachen sono molti i media, specie tedeschi e svizzeri, che in queste settimane stanno occupandosi della lotta NO MUOS e lo continueranno a fare per tutta l’estate, fino al 1° settembre, data dell’assegnazione del premio (il cui valore va ben oltre i 1000 euro che verranno dati agli attivisti). Il 1° settembre una diretta in piazza collegherà Niscemi ad Aaachen, dando vita ad un nuovo momento di apertura internazionale della lotta, contribuendo a rompere quel muro di disinformazione e di incomprensione che ha circondato la mobilitazione (in primo luogo per quel concetto deformante di “lotta territoriale”).
L’estate che arriva è anche quella dei processi; uno stillicidio di udienze riguarda centinaia di attivisti rei di essersi opposti con una molteplicità di gesti al MUOS, alle 46 antenne della base NRTF, ai progetti di accentuazione del ruolo di portaerei USA nel cuore del Mediterraneo della Sicilia. Processi che rappresentano un altro aspetto dell’attuale fase, e che, lungi dall’ottenere l’effetto sperato dal Ministero dell’Interno, danno nuova linfa alla lotta. La campagna di raccolta fondi promossa dal coordinamento dei comitati NO MUOS ha portato nelle casse del movimento una cifra che permette di resistere anche sul piano legale; la controinformazione messa in atto ha incontrato solidarietà sia in Italia che all’estero; l’appello lanciato dalla Federazione Anarchica Siciliana in tal senso ha visto mobilitarsi compagne e compagni, gruppi, centri sociali, comuni, e ha portato a raccogliere la significativa cifra di 3.659 euro.
Fra i tanti effetti positivi di questa lotta c’è senz’altro l’apertura di un secondo fronte, per adesso minore ma dalle grandi potenzialità, ad Augusta, nella famigerata baia dove il pontile NATO (e USA) serve a ricoverare e rifornire i mezzi navali dell’Alleanza e la sesta Flotta americana; rifornimenti non solo di carburanti e vettovaglie ma soprattutto di armi, provenienti dal deposito sotterrano di Cava Sorciaro, prospiciente il porto. Augusta è una città fortemente militarizzata; così la volle il regime fascista, così è rimasta fino ad ora; il suo porto è un enorme arsenale galleggiante, e la presenza di sottomarini nucleari è un rischio per la popolazione. Contro tutto questo, per ostacolare la stessa sottrazione di territorio (come le spiagge e le coste) alla popolazione, da tempo un comitato, strettamente legato al movimento NO MUOS si sta attivando per costruire un fronte di opposizione.
Parlare di Augusta, come parlare di Niscemi, è parlare di Sigonella, la potente struttura militare NATO-USA da cui queste due realtà dipendono; battersi contro lo scempio di questi territori e contro la presenza di impianti militari fortemente coinvolti negli attuali conflitti internazionali, è, pertanto, oggettivamente e soggettivamente, portare avanti una lotta antimilitarista e antimperialista.
Nè si può dimenticare la questione migranti, che vede la Sicilia, sede di Frontex, fungere da frontiera armata, ospitare hot spot e CARA, assumere ancora un volta un ruolo ostile verso chi vive dall’altra sponda del mare. La mobilitazione contro Frontex da mesi si intreccia con la lotta NO MUOS, perché quelle migliaia di esseri umani che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste, sono la rappresentazione stessa delle distorsioni del mondo, del sopruso capitalista, della criminalità degli Stati.
Alla fine di luglio verrà anche riattivato per alcuni giorni il presidio NO MUOS, con un campeggio cui si sta lavorando in questo periodo, per portare la resistenza a pochi metri dalle reti della base della Marina militare americana, costruendo nel contempo momenti di riflessione, approfondimento e socialità. Il campeggio è una sfida alla fortissima militarizzazione dell’area, alle continue provocazioni che le forze del dis-ordine mettono in atto verso chi si avvicina alla struttura ed all’ostracismo dimostrato da quanti, nascosti nell’ombra della notte, sfasciano qualsiasi cosa venga posizionata sul terreno del movimento, da un gazebo ai fichi d’india. L’estate di lotta va a cominciare.
Pippo Gurrieri